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sabato 29 ottobre 2011

Sapevatelo, su Rieduchescional channel - Serie Economia Domestica.

Lo sapevate che i piatti non sono autopulenti, e se li lasciate per settimane in giacenza nel lavello comunque non ne verranno fuori in autonomia (a meno di crescita di organismi mutanti direttamente dalle incrostazioni)?

Lo sapevate che c'è un metodo infallibile per pulire poco, ed è chiamato sporcare il meno possibile?

Lo sapevate che le buste della spazzatura non si portano giù da sole?

Lo sapevate che stranamente neanche la carta igienica si compra da sola?

Lo sapevate che lasciare le briciole di pane per terra non fa crescere alberi di sfilatini?

Lo sapevate che il calcare sul rubinetto si può sconfiggere, basta passarci una spugna prima che comincino a penzolarne stalattiti?

Questo ed altro ancora nelle prossime puntate di Sapevatelo, su Rieduchescional Channel.

ITIS Galileo - breve recensione a uso degli indecisi.

Marco Paolini mi insegna ogni volta quanto è bello sentir raccontare e quanto può essere operazione geniale scrivere riscrivere riscrivere scrivere.

A che pro portare in scena la storia di Galileo adesso, in questo tribolato momento storico in cui proprio il suo teatro civile ci sarebbe molto di aiuto?

La storia di Galileo è una storia di libertà, innanzitutto. Ma è anche la storia di un uomo che non ha paura dei suoi errori. A partire da una storia così, è facile ridere dell'oscurantismo e dei giorni nostri. Facile per Paolini, almeno, che fa pregevole operazione didattica e non ha paura di intrecciare i racconti di Galileo con quelli di Shakespeare (in lingua madre... senza specificare di chi) e di Giordano Bruno, calendari gregoriani e oroscopi, superstizioni e aristotelismi.

Non posso negare di avere nostalgia degli spettacoli coi Mercanti di Liquore. Il sergente nella neve è una delle cose più belle che abbia mai visto, e quando sento la canzone sui fratelli Cervi mi viene da piangere. Ma non potrà certo fare sempre spettacoli musicali. E nessuno dei suoi spettacoli finora era cominciato con un minuto di rivoluzione.

Andatelo a guardare, e vi commuoverà.
lunedì 17 ottobre 2011

Moda e crimini contro l'umanità (disclaimer: in questo post non si parla di spalline).

Siccome questo blog ha preso una pericolosa piega "modaiola", vorrei insistere su questa strada dell'estetica dello schifo ed esplicitare attraverso alcune fotografie random scattate nei negozi di Roma il significato profondo dell'aggettivo RIBBBUTTANTE (con tre b, sì).

Reperti nr 1 - 2 - 3: tutto ciò che è pelo

Quest'anno, ve lo dico, pare che vada molto il pelo (easy coi doppi sensi, per cortesia).Pelo fintissimo in pura plastica o pelo d'animale (mammuth?), l'importante è che sia pelo costoso e che ricopra spalle, mani, borse, in modo da far sembrare l'indossante l'anello mancante tra uomo e yeti.

Il reperto nr. 1 ci mostra un simpatico cappottino di pelliccia al modico prezzo di 139 euri. Come non cogliere quest'occasione imperdibile!


Qui invece potete ammirare in tutto il suo splendore la nostra modella che sfoggia una magnifica borsa in pelliccia di Mongolia (?) nonché una... come chiamarla... sciarpa? stola? In offerta a soli 99,95 euri e 79,95 euri rispettivamente (quei 5 centesimi sono sempre la cosa che mi piace di più).


Qui invece potete notare la nostra seconda modella indecisa su quale scegliere tra queste meravigliose paia di guanti pelosi, se quello prugna (69,95) o quello sabbia (49,95... ovviamente, secondo i dettami del fashion, alla fine sceglierà i più costosi).

Reperto nr. 4: il polacchino leopardato

  
Questo oggetto riunisce in sé due delle caratteristiche che da sole dovrebbero bastare a dichiararlo crimine contro l'umanità: il summentovato essere peloso (non si vede ma è così, fidatevi) e l'essere maculato (o a stampa animalier, come dicono i giornalacci da bagno tipo Cosmopolitan). Il tutto in una scarpa che per definizione dovrebbe essere pratica.

Reperto 5: lo stivale pitonato

Non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Notare la tonalità pericolosamente tendente all'arancio.

Ma l'apice dell'obbrobrio si raggiunge con il

Reperto nr. 6: la Timberland scrausa

Dotata - come tutte le Timberland che si rispettino - di punta rinforzata, interno in finto montoncino e suola anticarro... ma possiede una cosa che le Timberland non hanno... un magnifico tacco 12!


Dov'è la ratio di una scarpa del genere? Dov'è?

Mi spiace non aver potuto documentare il nuovo avvento del lamè (con fili argentati che si insinuano in sobrie trame blu elettrico) e delle cerniere a vista, e mi spiace soprattutto non aver fotografato il magnifico maglione rosa pallido con due strisce di eco-pelo sul davanti (ma secondo me se cercate bene sul sito di H&M lo trovate pure), ma mi rifarò nelle prossime occasioni.
lunedì 19 settembre 2011

Idealismi.

Preferisco che la gente rida di me perché sono un'idealista, piuttosto che guardarmi con ammirazione perché sono un'arrivista.

Se fra dieci anni non mi sarò fatta mettere in ginocchio, se avrò ancora questa convinzione, se non sarò scesa a compromessi. Allora sarò una donna realizzata, non importa che lavoro starò facendo e quanto sarò dovuta andare lontano per farlo.

I poveretti siete voi, voi che accettate questo stato di cose. Non io. Voi che ridete di me perché pensate che non ho capito come va il mondo.

L'ho capito benissimo, ma mi fa schifo. E io proprio non riesco a fare cose che mi fanno schifo.

Di Psych, Emmys e soprattutto James Roday.

Quest'oggi contravverrò a quelli che sono gli argomenti principe di questo blog, facilmente riassumibili in 1)Come sopravvivere a Roma se ci sei venuto di tua volontà ma poi ti sei accorto che non è esattamente il posto che fa per te 2)Semplici accorgimenti nel vestiario per evitare di urtare la sensibilità di chi ti sta intorno 3)Volevo fare la giornalista (politica interna o spettacolo poco importa), per fare del sano carampanismo mascherato da critica televisiva.

Oggi parliamo di James Roday.

Se vi state chiedendo chi sia James Roday, probabilmente non mi conoscete oppure mi conoscete e non mi ascoltate quando parlo.

James Roday è essenzialmente Psych, serie USANetwork ai nastri di partenza della sesta stagione (season premiere il 12 ottobre), che parla di un sensitivo impegnato a risolvere casi intricati. “It's like the Mentalist, except that guy is a fake” (4x01). In realtà anche Shawn Spencer è un gigantesco fake, e se vi state chiedendo chi ha copiato da chi, vi risponderò che Psych è cominciato nel 2006.

James Roday è anche tante altre cose (principalmente teatro, e si sa che gli attori di teatro, oltre a farmi tanta simpatia, hanno una marcia in più), ma basta Psych alla nostra causa. James Roday è uno che nel 2006 era così e adesso è così. James Roday è anche uno che quando recita usa molto il proprio corpo, e quindi questa “lievitazione” esagerata, checché ne dicano carampane evidentemente molto più accanite di me, non gli ha fatto proprio bene-bene. Nonostante questo, James Roday è uno che regge DA SOLO l'intero show, anche se Dulé Hill è bravo, Maggie Lawson è brava, Corbin Bernsen e Kirsten Nelson sono bravi, Tim Omundson è bravissimo. James Roday è uno di quegli attori che ti fanno dimenticare quanto sia insulsa, a volte, la sceneggiatura (a cui spesso collabora anche lui) perché tanto tu non stai proprio seguendo il telefilm, piuttosto sei impegnato a capire cosa si inventerà stavolta James Roday.

Per farla breve: Psych non sarà la serie del secolo (pur essendo godibilissima, specie nei dialoghi – Shawn è un personaggione e i suoi siparietti sono esilaranti, e gran parte del merito va, appunto, a James Roday), ma è inaccettabile che si continui ad IGNORARE James Roday. E lo dico in special modo ai signori degli Emmy, che quest'anno hanno deciso di dimenticarsi anche dell'esistenza di How I met your mother, easily la best comedy dell'ultimo decennio, e di Neil Patrick Harris, di cui magari parleremo un'altra volta.
sabato 13 agosto 2011

Di mutande laser e rotolini.

Io odio i rotolini.

Con quelli naturali, non ci si può far nulla (se non cercare di farli sparire con palestre e diete, ma la mia etica personale me lo vieta). Ma quelli procurati da mutande e altri capi di vestiario mi danno sui nervi.
Ecco, io non sono mai stata magra. Ma un tempo non avevo la consistenza di una gelatina di frutta, perlomeno. Poi lo studio e la pigrizia (ma soprattutto la pigrizia, ammettiamolo), unite all'inesorabilità della crudele legge di gravità, hanno portato le mie ciccette sballonzolanti (cit.) a sballonzolare sempre più. Ora, come dice la Taty1 , quando corro posso quasi arrivare a schiaffeggiarmi con le chiappe.

Dicevo, un tempo i capi di vestiario non mi procuravano rotolini. Ora qualunque seppur minima cucitura è un dramma per i miei maniglioni antipanico dell'amore. Per questo devo stare attenta a scegliere con la massima cura jeans e magliette, e ponderare per giorni e giorni tutti gli abbinamenti possibili per evitare al mondo la pessima vista delle suddette sporgenze budinose. Questo jeans stringe sui fianchi, ergo maglietta larga. Questa maglia è troppo aderente, ergo evitare cinte strizzabudella. Oramai sono un'esperta in combinazioni e ricombinazioni, l'ingegneria genetica mi fa un baffo.

Ma il vero tasto dolente, udite udite, sono le mutande: possono procurare da 1 a 3 rotoli artificiali col minimo sforzo. È qui che entra in gioco il mirabolante indumento noto come mutanda laser. La mutanda laser non ha particolari poteri che aiutano ad aprire le scatolette di tonno quando si rompe l'occhiello (cioè sempre, tipo) senza ricorrere a marchingegni astrusi che finiscono sempre per farti versare tutto l'olio sul pavimento. La mutanda laser non è neanche l'intimo preferito da Luke Skywalker. La mutanda laser ha solo le caratteristiche di essere invisibile (perché ha cuciture laser ergo non ha cuciture, non come le belle mutande di una volta che ti segavano il girovita e ti facevano tutti quei bei disegnini sui fianchi) e di costare millemila euro al paio. Motivo per cui ogni donna sana di mente ne possiede in genere una sola che conserva dietro una teca di cristallo a doppi vetri e l'allarme con codice a sedici cifre, e tira fuori nelle occasioni speciali, tipo il vestitino-estivo-frufrù-ma-affiancato-che-fa-tanto-fèscion-senza-essere-impegnativo.

Ma anche la mutanda laser ha i suoi inconvenienti: numero uno si arrotola (specie il modello a culotte), e quindi perde il potere dell'invisibilità. Numero due, in genere è color carne e quindi antistupro come la gran parte degli indumenti color carne, last but not the least il famigerato gambaletto al ginocchio, calza prediletta dalle nonne di tutto il mondo. Chi la indossa per fare bella figura rischia di finire come Bridget Jones che si dimentica di togliersi i mutandoni panciapiatta prima del momento clou con Daniel Cleaver.

Quest'annoso problema pare destinato a non avere soluzione. Ci resta solo la scelta del male minore.

1La Taty, per chi non la conoscesse, è una delle mie migliori amiche. Una volta era portatrice sana di Lino il rotolino. Adesso a furia di fare tonsilliti è talmente dimagrita che il povero Lino è morto di inedia.
mercoledì 10 agosto 2011

La teoria dell'infradito, ovvero i principali dissuasori dello stimolo dell'ovaio.

(Gigantesca (cit.) nel titolo, ma non servirebbe nemmeno farlo notare).

L'idea di questo post è nata qualche giorno fa durante una - grottesca - conversazione con tre dei miei migliori amici sui rispettivi feticismi.

Ora, dovete sapere che noi non siamo propriamente un gruppo alla Sex and the city (al massimo alla Sex on the beach, nel senso del cocktail dolciastro e imbevibile e in fondo privo di qualsiasi componente orgasmatica).

Intendo che, oltre ad essere (tutti senza distinzione di sesso ed età) potentemente imbranati negli approcci e nelle questioni di Quore in generale, c'è sempre stato molto imbarazzo a parlare di questi argomenti fra di noi, financo da ubriachi marci. Ci siamo ritrovati a discutere di questo perché la mia migliore amica nonché storica compagna di banco si è convinta di aver trovato un ragazzo che risponde perfettamente al mio canone estetico, il quale canone è riassumibile in: notevole altezza e naso pronunciato.

Tralasciando l'ilarità che ciò ha causato negli altri partecipanti alla conversazione (secondo la loro sopraffina interpretazione io cercherei una corrispondenza inconscia fra naso e altre parti corporee, sindrome altrimenti nota col nome di terrore del pistolino) e tralasciando i feticismi altrui (che nomino così di sfuggita tanto perché si intuisca che la psicopatologia non è una mia caratteristica in via esclusiva: spalle larghe/capelli bagnati/tette grosse), ho fatto presente che questa tipologia di ragazzo capace di farmi perdere la brocca è però afflitta, in genere, da una grave malattia: la sindrome dell'infradito.

Secondo studii recenti (della sottoscritta), esistono poche cose al mondo capaci di azzerare la libido come l'infradito abbinato al piede maschile. L'uomo e l'infradito non dovrebbero mai incontrarsi. Ma pare che io sia attratta dai ragazzi col nasone più o meno quanto i ragazzi col nasone sono attratti dalle (dagli?) infradito. Uomini, vi prego, voi che non dovete patire le cerette e le diete e le mestruazioni, sopportate almeno questo. Va bene al mare, va bene in casa, ma poi basta. Siete inguardabili, vestiti da fighetti alla passeggiata serale coi pollicioni e le unghie spropositate bene in vista. Siete inguardabili anche vestiti da punkabbestia coi pollicioni e le unghie spropositate bene in vista. Soprattutto siete inguardabili con la chitarra al collo e i bermuda (altro capo d'abbigliamento anti-sesso) e i pollicioni e le unghie spropositate bene in vista, hai capito custode del teatro di Noto che alla mattina fai tanta simpatia col jeans e le scarpe da ginnastica e poi la sera non ti si può vedere?

Devo essere onesta, credevo che l'infradito fosse il peggio e non avevo ancora visto Alberto dei Verdena con lo zoccolo di plastica a incrocio, di quelli che ziuma Dunatu (pace all'anima sua) si metteva quando tornava dalla vendemmia. Ok, Alberto ha le dita tutte al loro posto (e non una sopra l'altra come lo zio - una delle mie fobie, svegliarmi un giorno con le dita dei piedi incrociate e non poterci fare niente; ma ne parliamo un'altra volta), ok, l'intervista era in spiaggia, ma era uno di quei momenti in cui ho vivamente rimpianto l'infradito.

Se avete il naso pronunciato e state cercando di liberarvi di me perché vi sto infastidendo oltremodo vi consiglio anche l'uso del mocassino, magari il modello cinque euri del mercato a imitazione di quello fighetto, che è anche più triste di quello fighetto in sé. Vi assicuro che scapperò a gambe levate (tanto adesso mi alleno tutti i giorni).
giovedì 4 agosto 2011

Vediamo se ho capito come si fa.

Da scettica fino alla punta dei capelli, uno dei miei miti e delle mie fonti di informazioni precipue (anche se finisco col credere a tutto quello che dice, e questo è un bel paradosso) è Paolo Attivissimo, informatico e cacciatore di bufale.

Stamattina ho visto mio fratello leggere un articolo su internet riguardante presunta obbligatorietà dell'impianto di un microchip sottocutaneo a partire dal 2013. Sarebbe una delle ultime disposizioni della riforma sanitaria di Obama. Il tono dell'articolo non è del tutto apocalittico (si parla di “seguire meglio i pazienti avendo a disposizione tutte le informazioni relative alla loro salute”) ma, molto più subdolamente, è volto a innescare nel lettore il sospetto che tutto questo sia fatto, ovviamente, per controllarci.

La notizia mi puzza, vado a verificare dal buon Paolo che però, essendo il tam tam molto recente (ed essendo anche il 4 di agosto), non ne parla. Allora mi son detta: faccio da me. Apro google e digito: "Obama microchip". In italiano non c'è una fonte attendibile una che riporti la notizia. C'è un unico post riportato da più blog, che è quello che mio fratello stava leggendo e che è rimbalzato da un sito all'altro negli ultimi giorni di luglio. L'unico blog che se ne discosta è freemachines, che dà la notizia (ma con sfumature diverse, il chip non è obbligatorio ma si vellica l'ipotesi che lo diventi) il 7 aprile 2010. In inglese c'è la stessa penuria di fonti attendibili. In compenso, i post sono molti di più, e più vari (si tratta spesso di commenti alla "notizia"). Non solo: le prime voci risalgono al 2008 e si fanno più insistenti nel 2010, in corrispondenza con l'approvazione della riforma sanitaria. Da allora, il buio. Nessuno parla più dei microchip.

Ma c'è di più. Moltissimi riconducono Obama all'Anticristo, già da prima dell'inizio del suo mandato, e questi microchip al "marchio" della Bestia apocalittica. Altri dicono che no, Obama non può essere l'Anticristo, adducendo motivazioni ancora più agghiaccianti. Mi sembrano degli ottimi ingredienti per una bufala, ma non ho l'esperienza di Paolo per poter stabilire se il mio ragionamento fila. Mi limito a fornire spunti, per questa volta.
domenica 24 luglio 2011

Santa Cristina (è solo quello che c'è scritto sul calendario).

Profuma di pioggia e di vento, fuori in giardino. Brividi, brividi lungo la schiena, brividi di freddo il 24 di luglio non pensavo di poterli provare. L'unico rumore che si sente è il frusciare delle foglie e qualche grido, in lontananza, qualche moto che passa.

Adesso quei rincoglioniti dei vicini rovinano l'idillio coi fuochi d'artificio per chi sa quale cazzo di inutile compleanno ma è così, mi tocca, non c'è e non ci può essere vera poesia nella mia vita.

Sono sola, sola come sempre, sola come da 24 anni a questa parte (e oggi il 24 mi perseguita). Non è del tutto colpa mia. In gran parte, ma non del tutto. Forse avrei dovuto abbassare di molto le mie pretese. Lo faccio ora: in questo momento mi basterebbe avere accanto una persona che ascolta insieme a me Verranno a chiederti del nostro amore e magari si commuove, ecco. È comunque troppo? Mi toccherà ripiegare sulle donne?

Mentre scrivo le formiche mi invadono il tavolo e quindi la poesia va definitivamente a farsi benedire, e anche tutte le cose tristi e livorose che volevo scrivere sulla Norvegia e sul coglione che apre il fuoco in un campeggio di adolescenti.

Ma tanto il dolore che provo è ineffabile, e non sarei riuscita a scriverne comunque.

martedì 19 luglio 2011

Post arretrato, ovvero: bella Roma, sì, ma Alemanno ha rotto il cazzo.

...perché può succedere, a Roma dico, può succedere che un quarto d'ora a piedi e sei in un posto che sembra una sagra di paese ma è a Roma, non troppo lontano dal centro, una sagra di paese a piazzale del Verano, e stasera ci sono "i Tre Allegri Ragazzi Morti dal vivo al cimitero del Verano" (non c'è niente da fare, se la dico ad alta voce mi fa ancora ridere), si pagherebbe cinque euro ('sti stronzi, tutta la stagione gratis e proprio stasera si paga cinque euro) ma noi ce li sentiamo da fuori, con le birre portate da casa, da pezzenti doc quali siamo, che concertone ahò. Può anche succedere che il tizio, là, la sechiuriti, ti veda con la Peroni da tre quarti in mano e sono le undici e dieci di sera, e ti faccia nonnonnò col ditino, perché c'è un'ordinanza della minchia che siccome che noi siamo salentino-siculo-fondane non ce lo ricordavamo mica, e facciamo il labbro tremulo al tizio, che siamo tre gentili pulzelle, e il tizio si offre di andarci a prendere i bicchieri di plastica dal kebabbaro tirchio che non vuole darceli, ma nascondeteli, dice.

Poi in tutto questo tre aggressioni omofobe in quindici giorni, perché a Roma succede anche questo, e non sarà mica colpa di una birretta bevuta dopo le undici, secondo me, che se uno è testa di cazzo allora è testa di cazzo anche da sobrio, ma l'ordinanza contro le teste di cazzo Alemanno ancora non l'ha fatta, purtroppo.
venerdì 15 luglio 2011

Italia Wave 2011 - Diario di bordo

Si può tenere un diario di bordo dal soggiorno di casa? Ce sto a prova'. Ma stasera si va ai concerti.

L'ItaliaWave è finalmente ai nastri di partenza e io ho toccato il suolo patrio giusto in tempo, con tutte le buone intenzioni del caso. Ma le buone intenzioni non possono nulla contro tre ore di sonno, sei di treno e quaranta gradi all'ombra. Devo passare la mano per il Wake Up Stage di oggi. Poco male, visto che gli headliners, gli scoppiettanti apulo-albanesi La fame di Camilla, li abbiamo già visti e apprezzati meno di un mese fa a San Lorenzo Estate.

Come me hanno desistito in molti, a quanto pare: i primi dati sull'affluenza parlano di un inizio “senza il botto”. Gli organizzatori non avevano fatto i conti con l'afa salentina, probabilmente. Nel pomeriggio, infatti, allo Psycho Stage non va molto meglio. Sotto un sole cocente e non certo col pubblico delle grandi occasioni, gli Almamegretta quest'anno festeggiano i loro vent'anni di dub e lo fanno con tutti i crismi: la versione nostrana di Bob Marley, ovvero Marcello Coleman (parte americano e parte nopeo, il James Senese della voce) che non fa rimpiangere (beh, più o meno) Raiz, e il solito reggae raffinato, a dimostrazione che il napoletano si sposa bene coi suoi ritmi quanto il salentino (i cui portabandiera sono stati i Boomdabash, “figliocci” di quei Sud Sound System che sono fra gli headliners di oggi).

Questa giornata d'apertura dedicata al reggae (quasi a dire: “ce togliamo 'sto pensiero”), in omaggio alla Giamaica d'Italia, si chiude sul Main Stage coi padroni di casa, i Sud Sound System appunto, che regalano alla platea adorante uno dei soliti show infuocati, e soprattutto con uno dei padri del genere, l'attesissimo Jimmy Cliff, che non delude le attese e non si risparmia, scendendo persino dal palco a salutare il pubblico.

Il bilancio è tutto sommato positivo, ma si può crescere e si crescerà, dato che l' appuntamento domani è con Perturbazione, Bud Spencer Blues Explosion, Kaiser Chiefs, Paolo Nutini e molti altri.
giovedì 14 luglio 2011

Ritorni.

I Tre Allegri Ragazzi Morti dal vivo al cimitero del Verano (detta a voce alta fa molto ridere), ieri l'altro. Sagra di paese, notte della Taranta quasi in centro a Roma. Con la differenza che anziché il trecentesimo concerto di pizzica, ti ritrovi ad ascoltare una delle realtà più longeve e cazzute del rock indipendente italiano. Vabbé, una sera c'è stato anche Califano, ma vuoi mettere?

Non ho neanche fatto in tempo a salutare villa Torlonia.

L'ultima volta che ho preso questo treno, le colline erano verdi. Adesso sono gialle, punteggiate da balle di fieno. Mi godo queste ore con Bobo Rondelli nelle orecchie, ogni tanto butto un occhio al ragazzone che la sorte ha fatto sedere pochi posti più in là (ne vale la pena) o alla coppia di francesi che sono belli e commoventi. Si tengono per mano, si abbracciano, lui le bacia gli zigomi. Apparecchiano per il pranzo. Sono così belli e commoventi che mi strappano un sorriso e mi fanno sopportare persino la logorrea della suora beneventana che ha deciso di alzare la glicemia a tutto il vagone, offrendo dolcetti a destra e a manca.

Non posso dirmi sopravvissuta, perché non lo sono; dunque, è perfettamente inutile che mi ci atteggi. Per potermi dire sopravvissuta dovrei aver vissuto, e vissuto molto: e questo, certo, non è il mio caso. Per di più, non torno mai sulle sacre sponde malvolentieri; ma comincio ad avvertire la sensazione di precarietà tipica dei fuorisede, che il tetto che in genere hanno sopra la testa non è casa loro, e quella che lo era una volta adesso non lo è più. Ma neanche questa è una sensazione definitiva: perfino la mia precarietà è in fieri.

L'ItaliaWave è finalmente ai nastri di partenza e io ho toccato il suolo patrio giusto in tempo, con tutte le buone intenzioni del caso. Ma le buone intenzioni non possono nulla contro tre ore di sonno, sei di treno e quaranta gradi all'ombra. Per oggi passerò la mano. Anche perché la giornata reggae non è esattamente il sogno di una vita.

Certo che è inconcepibile che debba pregare le persone per farle venire a concerti gratuiti.

Intanto mi tengo stretti gli incontri importanti. Le epifanie sopraggiunte, credete alle coincidenze? Io ho capito che ho bisogno di "pensare" quello che faccio, di ponderare, che è una bella parola perché ha dentro pondus, peso. Il peso giusto delle cose. Non posso ingurgitare concetti come fossero popcorn e aspettare semplicemente di vomitarli in faccia a qualcuno. Non faccio ingegneria, io. Devo interiorizzare quello che studio, e per interiorizzare ci vuole tempo. So che il tempo nell'era del multitasking e del web 2.0 è un'utopia, ma anche solo il prendere tempo nella mia vita è un'utopia. Ci proveremo.

Non sto dicendo che domani smetto di studiare, sto dicendo che, probabilmente, studierò diversamente. Altrimenti facevo meglio ad andare a ingegneria, almeno - forse - non mi sarei ritrovata sotto un ponte.
venerdì 1 luglio 2011

Top vergognescion (cit.)

Sono costernata, ecco. Costernata è la parola giusta. Non ho neanche più la forza di reagire a questo bombardamento di notizie, che in qualunque altro Paese (e già in percentuali di molto inferiori) avrebbe mobilitato la popolazione intera - altro che indignados! - e qui invece ci sfiora e passa oltre... niente, siamo assuefatti, non reagiamo più agli stimoli? Come ci siamo ridotti?

  1. Vogliono zittire la Rete. Definitivamente. Ci avevano rinunciato, poi gli avvenimenti degli ultimi mesi l'hanno riportata prepotentemente sulle scene; tutti, anche i più ottusi, hanno compreso le potenzialità del mezzo: obiettivo primario è diventato metterla subito a tacere. Ma l'AGCom non dovrebbe "tutelare le comunicazioni"? E per tutelarle meglio le impedisce?
  2. La situazione economica italiana è disastrosa. L'occupazione giovanile è ai minimi storici, non c'è modo di assorbire i precari della scuola (ma soprattutto, non ci sarà modo di assorbire i laureati dal 2007 in poi), la "manovra finanziaria" tanto decantata non fa che rimandare le lacrime e il sangue al 2013 (quando presumibilmente ci sarà un governo di centrosinistra a fare il lavoro sporco - ma tanto nel 2012 il mondo finisce, dicono i Maya), le agenzie di rating ci danno per spacciati. Ma la priorità qual è, secondo le dichiarazioni rilasciate dal nostro premier al congresso del suo partito? La riforma della giustizia.
  3. A tal proposito (del congresso del partito, non della riforma della giustizia), Angelino Alfano è stato eletto ad una carica (il segretario di partito) non prevista dallo statuto, con una modalità (il plebiscito) non prevista dallo statuto (e che soprattutto non si vedeva dai tempi di zio Benito). Prima dichiarazione: "voglio il partito degli onesti". Poi però è andato a rassicurare Berlusconi.
  4. Il no della Lega al decreto sui rifiuti di Napoli (decreto che non risolve niente e che avrebbero dovuto varare giorni fa, per inciso) è incommentabile. Il sospetto che il ritardo nell'approvazione sia dovuto a un intento punitivo nei confronti dei napoletani e di De Magistris è forte. Il comportamento del governo in materia è semplicemente vergognoso.
  5. A Monti, rione storico di Roma, dei neofascisti del cazzo hanno ammazzato di botte un ragazzo, reo di cosa ancora non si è capito. Vi invito a camminare per le strade di Roma, un giorno di questi, nei pressi, che so, di piazza Vescovio (ma anche già piazza Bologna andrà benissimo), a Primavalle, all'Esquilino (dove c'è la sede di Casapound). Credetemi, è agghiacciante. Croci celtiche e slogan feroci ovunque. Mi fanno paura. Ma l'amministrazione comunale ha chiuso tutti e due gli occhi, anzi, di più: li copre, li appoggia. Adesso è complicato fermarli. Quindi, come risolvere il problema, secondo Alemanno? Semplice: vietando la vendita di alcolici dopo le 23. Non fa una grinza. Come se quando uno è testa di cazzo lo sia solo da ubriaco e non - soprattutto - da sobrio.
  6. Com'è misera la vita negli abusi di potere. Se le notizie che arrivano da Milano (un uomo pestato a morte dalla polizia) sono ancora tutte da verificare, quelle che arrivano da Torino sono verificate eccome: un gruppo di militari di stanza in val di Susa, infastidito dal vociare dei vicini di camera, ha deciso di porvi fine con i metodi a cui, evidentemente, è aduso: gas urticante e percosse. Peccato che i ragazzotti in questione fossero i Punkreas, non esattamente dei perfetti sconosciuti; e infatti a quanto pare i militari "hanno capito che eravamo una band anche abbastanza famosa e hanno cambiato subito atteggiamento minimizzando l’accaduto". Fosse stato un gruppo di ventenni, come sarebbe andata a finire?
  7. Dico, Biagio Antonacci dopodomani "suona" al Colosseo (sempre se je aprono). In quale Paese civile avrebbero permesso una cosa del genere?
giovedì 30 giugno 2011

Italia Wave Love Festival – Lecce, 14/17 luglio 2011

(Pezzo pubblicato dal Giornale di letterefilosofia.it, ma senza il paragrafo fra parentesi quadre e con alcune modifiche di secondaria importanza. Lo ripubblico integralmente, preciso 'ntifico a come la mia mente malata l'aveva partorito - a che serve un blog, se no?)


Prosegue l'indefesso tentativo della Città di Lecce di farmi pentire di essere andata via.


Già sarebbe dovuta bastare l'improvvisa consapevolezza di sottostare a un sindaco barese per farmi aprire gli occhi sulle mie miserie e convincermi a ritornare subitaneamente alla base, ma no! Lecce ha voluto strafare. E così, in meno di un mese, che ti metto su? Un signor concerto di Guccini, una Feltrinelli (no, se ve lo state chiedendo, a Lecce non c'era la Feltrinelli) e, dulcis in fundo, l'Italia Wave. Tutte cose che la lontananza, pur apprezzabile, dall'ennesima dancehall (o Notte della Taranta, in alternativa) e da tutti i vincitori di Amici e X-Factor passati, presenti e futuri non riuscirà mai a controbilanciare.


Se vi state chiedendo cosa sia l'Italia Wave, vi dico solo che una volta si chiamava Arezzo Wave ed era il festival più fricchettone ed andergraund d'Italia, e per la prima volta esce fuori dalla Toscana e arriva dritto dritto intra stu Sa-a-lentu (e se vi state chiedendo che ci abbiamo noi più della Toscana vi rispondo: una beata minchia! A parte il mare, quello bello, si intende).


[Se vi state chiedendo perché continuo a fare citazioni fuori luogo non lo so, ma è così e mi tormento (dopo questa, aspetto la scomunica direttamente da Gamberale)].


Se invece vi state chiedendo ancora cosa sia l'Italia Wave – non capisco come mai, dopo una spiegazione così esauriente – vi rispondo: lampu! Possibile che non vi piaccia neanche uno tra Sud Sound System, Jimmy Cliff, Kaiser Chiefs, Paolo Nutini, Lou Reed, Verdena, Paolo Benvegnù, Cristina Donà, Modena City Ramblers, Marta sui Tubi e Daniele Silvestri, tanto per citare solo gli headliner? Possibile che non vi sia giunta voce del mirabolante concerto di Giovanni Lindo Ferretti all'alba sulla spiaggia di San Cataldo (se ci venite, vi domando scusa in anticipo e vi giuro: le spiagge, da noi, non sono tutte così urende). Possibile che non vi incuriosiscano neanche un po' realtà italiane interessanti come i La fame di Camilla, gli Almamegretta, i Quintorigo, i Perturbazione, i Bud Spencer Blues Explosion, Magoni&Spinetti? Se la risposta è «sì, è possibile» vi scancello dagli amici di Facebook. Se la risposta è no, com'è che non ne siete a conoscenza?


Ma nonsolomusica, all'Italia Wave. Ce n'è davvero per tutti i gusti: mostre fotografiche, i festeggiamenti per il compleanno di Dylan Dog, i workshop sul djing e la fotografia, il Cinewave (dedicato all'horror ma – e sottolineo ma - che il 15 luglio ospiterà, con mio sommo gaudio, Frankenstein junior) e l'Elettrowave, festival della musica elettronica e delle arti digitali (sempre il 15, presso il Livello Undiciottavi di Trepuzzi).


E i biglietti? Tutto free tranne il main stage (allo stadio Via del Mare che tante soddisfazioni e tantissime bestemmie ha cagionato negli ultimi mesi) nelle serate del 14, del 15 e del 16 (il 17, la serata italiana per il venticinquesimo compleanno della manifestazione ve la offre Puglia Sounds!). Fino al primo luglio è acquistabile un abbonamento (50 euro le tre serate), altrimenti il costo per i singoli eventi è rispettivamente 15, 23 e 25 euro (più diritti di prevendita). Non incluso negli abbonamenti il concerto del maestro Ferretti (non René, Giovanni Lindo, dico) in programma il 17 luglio alle 5 del mattino, che vi potrete godere al modico prezzo di otto euri.


Si può sapere che state aspettando?



Dove: Lecce e dintorni.

Quando: dal 14 al 17 luglio


Per ulteriori informazioni consultare http://www.italiawave.com

lunedì 20 giugno 2011

We should buy a bar - le splendide idee di Umberto Bosby e Robert Marons.



Secondo How I met your mother, attuale divina fonte di ispirazione e insostituibile sostituto di quel capolavoro della telefilmografia statunitense che fu l'insostituibile Friends, ci sono cinque parole che un uomo si troverà inevitabilmente a pronunciare nel corso della vita, e queste sono: WE SHOULD BUY A BAR (in italiano diventano quattro e dovremmo comprare un bar, ma questo non è importante).

Intendo che ci sono frasi che si dicono, così, al cazzeggio, fra amici, boutades insensate che si lasciano inevitabilmente (e fortunatamente) cadere nel vuoto, idee che sul momento ci sembrano geniali e poi si rivelano pessime e impraticabili.

Ecco, mi è parso che Umberto Bossi, ieri, avesse uno di questi lampi di genio. La sua bouta(na)de, la frase che si è trovato a pronunciare, consta ugualmente di cinque parole, e queste sono: SPOSTIAMO I MINISTERI AL NORD.

L'impraticabilità dell'idea è lampante; persino la lochéscion vellicata, la Villa Reale di Monza, non è più disponibile: l'hanno svenduta ai privati. L'insensatezza è palese: perché mai sprecare un fracco di soldi pubblici per uno spostamento inutile, che i cittadini neanche vogliono (e l'hanno dimostrato con le elezioni), in un momento di crisi nera come questa? O gli sprechi sono sprechi solo quando ci conviene?

Ma l'apoteosi non è ancora giunta. A un certo punto, obnubilato dai fumi dell'alcool e della salamella, ubriaco di folla e di spirito di cameratismo, Umbertino ha chiamato alla festa anche il ministro degli Interni (il ministro degli Interni della Repubblica Italiana, casomai non fosse chiaro): we, Roberto, noi ce ne andiamo a Monza, se poi vuoi venire anche tu!

Sembrava proprio una scena da How I met your mother. Solo che Umberto Bossi, ieri, non era sul divano di casa a ubriacarsi in santa pace con un amico: era a Pontida, in una situazione che sembrava Woodstock (o l'invasione degli alieni, verdi e farfuglianti) ma era a tutti gli effetti un raduno di partito. E Bossi, non dimentichiamolo mai, è un ministro della Repubblica. Italiana, non padana, se dio vuole. E anche all'onorevole Maroni bisognerebbe ricordarglielo, ogni tanto, che fa il ministro degli Interni di tutto il Paese, non soltanto del suo orticello. E quindi, a questo punto, avessero almeno la coerenza - la decenza - di rassegnare le dimissioni.

Ma tanto, da un partito che è al governo da vent'anni e che fa ancora finta di essere all'opposizione, dai suoi elettori ignoranti, xenofobi e maschilisti che da vent'anni si lasciano prendere in giro con storielle di fantomatiche radici celtiche e rituali con l'acqua - sozza - del Po (e intanto di tutto quello che Umbertino aveva promesso non si vede neanche l'ombra)... che ci possiamo aspettare?
lunedì 13 giugno 2011

Alcune precisazioni sul quorum.

Visto che sto leggendo una quantità inenarrabile di stronzate più o meno grandi in giro per il web, vorrei giusto spendere due parole per chiarire alcuni punti sul referendum odierno.

  1. Chi è andato a votare per il NO non ha contribuito in maniera decisiva al raggiungimento del quorum, sebbene molti siano convinti del contrario. Ho fatto un rapido calcolo. Forse non hanno chiaro che, ad esempio, quel 5,4% che ha votato NO al quesito sul nucleare non si riferisce agli aventi diritto al voto (anche in tal caso il quorum si sarebbe raggiunto comunque) ma ai votanti effettivi, ergo al 3 circa degli aventi diritto, ergo la percentuale di votanti senza il fronte del NO avrebbe comunque sfiorato il 54. E ho preso ad esempio il quesito sul nucleare perché è quello con la percentuale di NO più elevata.

  2. Per come la vedo io, chi è andato a votare per il NO merita molto più rispetto degli astenuti biforcuti, che invece non meritano alcuna considerazione. Perché se hai un parere LO ESPRIMI, cazzo, non te ne stai a casa aspettando che chi un parere non ce l'ha decida per te.

  3. Per concludere con un messaggio di concordia, CHE SUCASSERO TUTTI IN GRANDE STILE.
venerdì 13 maggio 2011

Il razzismo inconsapevole quando diventa consapevole.

èbbrutto.

No, dico, èbbrutto per davvero. Mi sono sentita una merda. Nemmeno una settimana fa mi incrocia questo tizio e io ero di fretta, andavo a fare la spesa, e anche non fossi stata di fretta l'avrei usata come scusa, qui a Roma è la scusa principe, tutti vanno di fretta ma tutti sanno che non è affatto vero.

"Vado di fretta", gli ho detto.

Poi Sissi mi ha fatto presente che voleva solo un'informazione, e io sarei voluta sprofondare, davvero, in un attimo ho visualizzato le mani vuote e i vestiti buoni e l'mp3 nelle orecchie e mi son detta cazzo, l'ho trattato a merda come tratto i mendicanti, sono una merda perché tratto i mendicanti a merda e sono doppiamente una merda perché vedo un ragazzo per strada che mi ferma e la prima cosa che penso è che sia un mendicante solo perché ha qualcosa di diverso da me.

Poi non sapevo neanche dargli l'informazione che cercava, per cui triplamente una merda!

Questa città sta tirando fuori il meglio e il peggio di me.

[A onor del vero, "vado di fretta" lo dico sempre, anche a quelli che per strada mi chiedono "una firma per il sociale" e cercano di appiopparmi pubblicazioni e oboli vari. Perché io sono una merda ma loro deppiù, che giocano sui sensi di colpa non ancora sopiti degli studenti squattrinati.

Tra l'altro oggi è entrato in aula - in
aula! - un mendicante, noi eravamo lì ad aspettare che arrivasse il prof. e lui è entrato, e ha continuato a lamentarsi finché una ragazza non gli ha dato venti centesimi. Io soldi non ce ne avevo davvero, ho due euro nel borsellino e con quelli devo campare almeno fino alla prossima settimana, ma glieli avrei dati, glieli avrei dati davvero se non avesse smesso, e quando se n'è andato sono stata male, male che volevo piangere da quanto mi sentivo una merda.

Le crisi di coscienza si susseguono senza sosta.
]
domenica 1 maggio 2011

Di beatificazioni e altre cazzate.

...ok, sono stata zitta fino adesso, mo' parlo (questo post l'avrei scritto prima, se solo mi fosse riuscito di accedere col mio account).

  1. È chiaramente in atto un tentativo di sabotaggio delle feste laiche da parte della Chiesa. Pensateci. Capodanno, anziché essere un giorno in cui smaltire serenamente il post-sbronza, è una madonna qualsiasi. Quest'anno pure la Pasquetta è caduta della Liberazione (va bene, è un caso). Ma il Primo Maggio! Lasciateci almeno il Primo Maggio, mannaggiallamiseria! Già i lavoratori sono una specie in via di estinzione, mo' pure la festa gli hanno tolto! D'ora in avanti sarà la "ricorrenza della beatificazione di GPII"!

  2. C'è un puzzo strano in casa mia, e temo arrivi dal bagno (va bene, questo non c'entra).

  3. Questa santa beatificazione ha messo sotto pressione Roma come non mai. Er sindaco, con la sua proverbiale misuratezza, si è espresso all'incirca in questi termini verso gli insofferenti: se non vi interessa, ve ne potete pure andare. Bravo Alema', te lo direi io dove te ne puoi andare tu, ma poi dovrei rinunciare alla mia, di proverbiale misuratezza.

  4. Comunque chi se la prende in culo è sempre il comune di Roma, ma chissenefrega, tutti a stendere tappeti rossi e a gioire per la brillante decisione di far coincidere una celebrazione una tantum con un concerto che si tiene tutti gli anni nello stesso giorno nello stesso posto alla stessa ora, per il quale convergono in piazza San Giovanni centinaia di migliaia di persone di cui non frega niente a nessuno. Due target completamente diversi. Ventilando anche l'ipotesi di spostare il concerto in culandia per far spazio a fantomatici maxischermi. Non ci sono riusciti, ma intanto Lazio-Juve è stata rimandata.

  5. Grazie a dio l'Italia è ancora laica. Ma l'invasione dei palinsesti televisive lascia presagire nubi nerissime sul futuro dei laici duri e puri (fra i quali me stessa medesima, pur cattolica praticante avrei detto in passato, pur cattolica barcollante dico ora). Non parliamo della statua enorme che vogliono piazzare a Termini. Ma dico, i cittadini romani sono stati interpellati?

  6. I papaboys tirano fuori tutto l'anticlericalismo che è in me. Non ci sono cazzi. È una reazione inconscia, giuro. Ma c'è. Non lo faccio per compiacere nessuno, e dispiace a me per prima. Ma c'è. Non capiscono che così facendo perdono la frangia pensante del cattolicesimo. O forse lo capiscono benissimo, ed è proprio quello che vogliono.

  7. GPII non è stato certo il miglior papa di tutti i tempi. Insomma, ci sono tonnellate di prove a dimostrarlo. Non ultime, le foto con Pinochet.

  8. Oggi villa Torlonia sotto il sole era una meraviglia, non fosse stata completamente invasa da marmocchi. La primavera ha i suoi effetti collaterali (neanche questo c'entra, ma non avevo chiuse migliori).

mercoledì 13 aprile 2011

Dell'utilità del proibizionismo e di quanto i francesi del Cinquecento (ma solo loro) ce la sapessero più degli americani del Duemila.

Ho ospitato un paio di couchsurfers di recente. Claire e Christina, da PortlandOregon e Essen, rispettivamente, provenienze età storie e vite diversissime, entrambe buone compagne di "viaggio", entrambe con alle spalle esperienze interessanti da ascoltare.

Con Claire ci ho fatto lunghe chiacchierate. Lei era meravigliata della disinvoltura con la quale gli italiani tengono quotidianamente il vino sulla tavola, e di come spesso ne mettano a parte i figli. Negli USA no: alcool assolutamente tabù fino al compimento del ventunesimo anno di età (o perlomeno così funzionava a Durango, Colorado). Dimodoché, quando uno ha finalmente accesso indiscriminato agli alcolici, impazzisce e finisce con l'abusarne, molto di più di quanto non facciamo noi.

Dico io: ma dov'è l'utilità di questa cosa? L'aveva già capito Rabelais: autoregolamentazione is the way. Certo, bisognerebbe che gli uomini fossero educati, in qualche modo, alla misura, come lo erano gli illuminati di Thélème; e mai in effetti un'epoca è stata tanto votata alla desmesura come la nostra.

Non c'è speranza? Forse. O forse devo solo avere un po' di fiducia nel genere umano. Dopotutto, non mi hanno sorpreso i "reportages" di questi giorni da Manduria? I salentini ne stanno uscendo benissimo. I francesi un po' meno, 'sti stronzi. Ma in fondo Rabelais è morto da tempo, come da tempo il loro capo di Stato si è scordato di essere di origine ungherese.
venerdì 25 febbraio 2011

Fais ce que voudras.

...ok, io ve lo dico: sono contraria alle tinture. Penso che impastrocchiarsi i capelli di tutti i colori non renda le persone più belle né più originali, le renda solo persone-con-capelli-che-vorrebbero-sembrare-spiritosi-o-scicche-e-invece-non-lo-sono. Fra l'altro le tinture, notoriamente, rovinano i capelli. Vietiamole per legge, così la gente non si farà più del male.

E sono contraria anche al vegetarianesimo. A parte che arrostire carne (e mangiarla) è il mio passatempo preferito, sono contraria soprattutto alle donne in gravidanza vegetariane e ancor più alle mamme che educano il figlio al vegetarianesimo, non fornendogli così adeguato apporto proteico. Anche qui, bisognerebbe vietare quest'atteggiamento per legge. Bisognerebbe pure scomunicarle, queste mamme. Bisognerebbe togliere loro la custodia del figlio.

Vi pare che abbia scritto una fracca di cazzate? Pure a me. Allora perché gli antiabortisti, gli ultracattolici e gli anti-unionidifattisti danno ancora fiato alla bocca? Cioè, il procedimento mentale è identico: io non sono d'accordo su una cosa, non la farei mai, quindi la vieto anche a te. Che sia abortire, tenere all'Islam (questa la scrivo da brava blogger onanista: non piacerà a nessuno ma a me il gioco fede religiosa/fede calcistica sembra fantastico) o convivere con una persona del mio stesso sesso. Sono per la logica telemitica con correzione kantiana-cettolaqualunquiana (cioè "Fais ce que voudras" finché non vieni a sdecumare i cugghiuna a mia [mia generico]). Mi sembra il minimo, nel 2011.
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