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sabato 19 giugno 2010

Flessibilità.

Mi pare che ormai il fallimento del '68 sia più che ufficiale.

Il boom economico, in questi tempi bui, è solo un ricordo.

Le donne che cercavano l'emancipazione sono passate direttamente allo stadio "bel soprammobile da sfoggiare con gli amici".

Gli studenti combattono per poter studiare, e la scuola è allo sfascio, mentre chi se lo può permettere si compra una bella laurea o va in un college americano. Intanto i fondi spariscono e le biblioteche chiudono e le tasse aumentano, e noi non ci possiamo fare niente.

I lavoratori si trovano a dover resistere alla terribile minaccia che va sotto il nome di DELOCALIZZAZIONE, a difendere con i denti diritti che sembravano ormai acquisiti e che i ricchi-sempre-più-ricchi cercano di spazzare via perché "i cinesi costano meno", e sono costretti ad accettare accordi disumani e se non lo fanno sono chiamati irresponsabili, è successo con Alitalia e con Termini Imerese e sta succedendo a Pomigliano, e poi la Fiat coi nostri soldi si compra la Chrysler, ma loro sono degli irresponsabili se non vogliono perdere il lavoro e se non accettano di guadagnare meno perché con meno di così è impossibile tirare avanti.

Piano piano, con la scusa della crisi, ci toglieranno tutto, e saremo punto e a capo.

Ci chiedono flessibilità. Ma è solo per buttarcelo meglio nel baugigi.

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