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martedì 21 settembre 2010
Una volta scrissi che poco distante da qui c'è un cementificio "che dà lavoro alla metà delle persone del circondario e ne uccide l'altra metà" (brutta bestia, l'autocitazione, ma verrò al dunque subito). Da casa mia si vede proprio. Ed è proprio brutto (capitan Ovvio è sempre tra noi). Ma non è questa la cosa peggiore.

Pare che lo vogliano trasformare in un inceneritore. Ora, già così è assurdo che i livelli di inquinamento dell'aria siano considerati accettabili dall'Arpa (e qui sento già la mia professoressa di filologia romanza incazzarsi abbestia dicendo - ed è vero - che i detti livelli subiscono aggiustamenti anno per anno, e quello che è accettabile adesso coi vecchi parametri non lo sarebbe), perché la percentuale di malati di tumore nel territorio è preoccupante. Ma non è questa la cosa peggiore.

La cosa peggiore è che per trasformare questo cementificio in un inceneritore stanno strumentalizzando le centinaia di famiglie che manderebbero col culo per terra se questo non dovesse avvenire, perché - dicono - lo stabilimento non è più produttivo come un tempo, e bisogna riconvertirlo oppure la produzione verrà spostata completamente in Albania. Here it goes again.

A me queste cose mi fanno schifo. Altro che logica del capitalismo. Ieri una mia amica mi ha detto: prova a pensare a chi perderà il posto di lavoro. Io voglio evitare personalizzazioni, perché se penso che il papà di F., per esempio, verrà mandato a casa, magari ci rifletto su due volte prima di protestare.

Ma se poi dovessi pensare che mio zio, sempre per esempio, si è ammalato di tumore ai polmoni ed è morto senza che nessuno avesse il tempo di aiutarlo, senza che io avessi il tempo di salutarlo, allora mi sale il sangue agli occhi e dico no, queste cose mi fanno schifo, smettetela di invocare sempre questa cazzo di logica del capitalismo, smettetela di passare sopra ai cadaveri delle persone.

E quando mi dicono che sono ipocrita, che parlo così solo perché sono figlia di un operaio, che non c'ho i soldi e forse non li avrò mai, ché se li potessi avere allora ragionerei come loro, mi dico che devo ringraziare ogni momento qualsiasi entità soprannaturale esistente (e non) per avermi fatto figlia di operaio, senza soldi (e che forse non li avrà mai), così, cazzo, non mi passerà mai per la mente di ragionare come loro. O il lavoro o la vita? Ma che cazzo di scelta è?

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